Kandinskij, Mirò o i  Notturni, gli Arrangiamenti, gli Studi, le Armonie e le Sinfonie di Whistler, sono molti gli esempi di interrelazioni tra pittura e musica e di reciproca, sinestetica ispirazione. Tre splendidi Notturni di Carlo Mattioli, il Notturno (1980) donato dal pittore al Conservatorio della sua città, Parma, Notte sulla siepe (1979) e Cielo di Notte (1983), gentilmente prestati dalla Signora Anna Zaniboni Mattioli, nipote del Maestro e responsabile della Fondazione Carlo Mattioli, sono stati al centro di un interessante evento organizzato dal M° Luigi Abbate presso il Conservatorio “Arrigo Boito”,  con la partecipazione  dell’autorevole critico d’arte Marco Vallora.

“Come segno di riconoscenza per il generoso gesto dell’Artista, si è voluto prendere spunto dal titolo pittorico per delineare un percorso musicale incentrato sul tema della notte, dal notturno pianistico fino a composizioni strumentali di maestri del Novecento e nuovissime” ha osservato Luigi Abbate che mette in evidenza una delle particolarità del programma: “l’esecuzione di pagine pianistiche (Notturni per l’appunto) e per ensemble, scritte per l’occasione da allievi delle scuole di composizione del Conservatorio di Musica Arrigo Boito”: Lilian Comuzzo, Notturno in mi minore; Francesco Lodola, Notturno; Rosita Piritore,  Notturno; Enrico Scaccaglia, Notte sulla siepe per ensemble.

Gli allievi del Conservatorio hanno molto apprezzato la possibilità loro data “di proporre composizioni originali nell’ambito di un evento rilevante, in cui sono state esposte opere di un pittore molto importante e in cui la dimensione del notturno non è stata affrontata solo dal punto di vista musicale”, afferma Francesco Lodola, allievo del Maestro Abbate come Rosita Piritore che a sua volta,  oltre alla sinergia creatasi fra le varie classi di composizione, pianoforte e musica da camera, ha molto apprezzato “la possibilità di divulgare all’interno di un prestigioso evento musica nuova in un momento storico in cui ciò avviene sempre più di rado”. Molto significative anche le parole di Enrico Scaccaglia, allievo del Maestro Sansuini, che citando Berio afferma “il miglior commento su un’opera d’arte consiste nel crearne un’altra partendo da essa. Credo che questo concetto ricalchi appieno questo evento e il lavoro fatto da noi studenti di composizione del Boito”.

E dunque come hanno operato i giovani compositori del Boito?

Enrico Scaccaglia, autore di Notte sulla siepe, brano “più legato ad autori come Berio e Donatoni, che alla concezione tipicamente ottocentesca del Notturno”,  è stato attratto dal riverbero della luce lunare sulla siepe in primo piano e dagli innumerevoli dettagli cromatici che vanno via via perdendosi in un buio inquieto e magnetico, in cui vegetazione e cielo si fondono  con un  forte richiamo verso il centro del dipinto. Il suo brano è, come egli stesso afferma,  “interamente costruito sull’antagonismo tra luce e buio e ogni elemento dipende, per natura, dal suo contrario. La notte non è affrontata in modo didascalico, ma cercando di focalizzare l’attenzione su un ambiente sonoro che possa evocare più una notte interiore che esteriore, fatta di luci e ombre, stati d’animo incandescenti e opprimenti che tentano di rompere le barriere in una tensione verticale”

Lilian Comuzzo, autrice di Notturno, che adora Kandinskij “ed in particolare il suo tentativo di riportare nelle arti visive l’astrazione tipica della musica”, ha tentato di fondere nella sua composizione “un’atmosfera notturna, tipicamente romantica, con una ritmica pulsiva e delle sonorità che sembrano richiamare composizioni di autori argentini, come Piazzolla” per rendere la presenza di aperture e squarci di luci accanto ad un qualcosa di profondamente cupo che l’ha colpita nei Notturni di Mattioli. “Ho composto il mio brano ispirandomi ai Notturni in mi minore  di Chopin e di Field”, riproponendo, osserva Lilian, “nel tema del mio notturno l’intervallo di sesta minore, tipicamente malinconico. Tuttavia nella parte centrale del brano lo stesso intervallo compare nella versione maggiore, richiamando un’atmosfera serena e gioiosa, che crea un forte contrasto con l’atmosfera cupa della parte iniziale”.

L’ingrediente fondamentale della composizione di Rosita Piritore, ispirata principalmente dal timbro e dall’uso del colore e delle sfumature dei quadri di Mattioli, è stata “la reiterazione, a tratti ossessiva, di un frammento motivico per terze”.  Il suo brano “poggia su un amalgama sonoro pastoso ed omogeneo, mentre a livello profondo è vitale un senso di movimento quasi circolare e proiettato, non avulso tempo ma che in qualche maniera cerca di frenarlo, un po’ come la notte”.

Ciò che nei Notturni di Mattioli ha attratto Francesco Lodola è stato invece “il senso di incertezza e instabilità dato dal nero denso e carico di materia da cui emerge un elemento bianco, forse la luna, che quieta l’atmosfera insieme agli azzurri e ai verdi, ma che, tuttavia, lascia qualcosa di sospeso e ignoto”. Questo lo ha portato a scegliere per l’apertura delle sequenze iniziali un’acciaccatura costruita sulle stesse quattro note (mi,sol,si,do), personale “elaborazione del Notturno op.72 di Chopin” che gioca “sull’utilizzo di corone e sulla diversa dilatazione dello spazio sonoro tra le diverse sequenze” per creare un senso di precarietà, in un certo modo rafforzato dal contrasto con “l’accompagnamento ripetitivo della parte B che ricorda una berceuse”.

Oltre ad avere idee molto chiare, grazie ai propri maestri di composizione i cui insegnamenti si concentrano “non solo sulla tecnica del comporre, ma soprattutto sull’essenza del processo creativo” , i giovani compositori dimostrano anche grande sensibilità nel ringraziare quanti altri hanno reso possibile il loro debutto come la pianista Marta Ceretta che  ha messo nel brano eseguito impegno, passione ed emozione,  gli studenti che hanno eseguito gli altri brani, il Maestro Danilo Grassi che ha diretto l’ensemble, e naturalmente il  Maestro Luigi Abbate da cui è partita l’iniziativa.